La rivista Limes spiega al Festival gli intrecci della politica mondiale

Sab, 9/11/2019 - 14:05

Quando Limes, la rivista specializzata in approfondimenti di politica internazionale, sale sul palco del Festival viene da chiedersi: che cosa c’entra la tecnologia con la geopolitica? Per rispondere a questa domanda basta pensare al conflitto a distanza in corso tra Stati Uniti e Cina. “Certamente non è una guerra tradizionale, ma è una guerra - spiega Alessandro Aresu, analista strategico e consigliere scientifico di Limes - Gli Stati Uniti utilizzano la scienza e la tecnologia come motore della propria potenza”, per questo temono la Cina, che sta accrescendo il proprio prestigio in modo esponenziale.

“Bisogna poi pensare che è vero che la Cina è una potenza, ma è anche un Paese in via di sviluppo – interviene Giorgio Cuscito, analista, studioso di geopolitica della Cina e consigliere redazionale di Limes – questo significa che la spinta all’innovazione non arriva solo per il desiderio di superare gli Usa, ma anche e soprattutto per risolvere questioni di instabilità interne”.

E se è vero che nel campo della ricerca la Cina è ancora indietro rispetto agli Stati Uniti, è altrettanto vero che sta espandendo la sua attività in tutto il mondo. Questo  determina la preoccupazione degli americani, impegnati a conservare il loro primato.

“In Cina, inoltre, si parla di fusione dell’industria militare e civile - continua Cuscito – questo significa collaborazione tra imprese e spinta fortissima da parte del governo alle imprese private”. Il sostegno del governo, insieme alla grande quantità di dati da elaborare e al fermento delle industrie private, costituisce il valore aggiunto della Cina. “È un paese che sta cercando di svincolarsi dagli Usa, come abbiamo visto recentemente nel caso Huawei, ed è solo questione di tempo prima che la Cina riesca a colmare il divario che la distanzia dagli Stati Uniti”, conclude l’analista.

Nel mezzo di questo gioco di incudine e martello tra le due super potenze, si inserisce l’Europa. Se il nostro continente rimarrà campo di battaglia o diventerà soggetto attivo, verrà deciso dalle future mosse dell’Unione. Lo spiega Fabrizio Maronta, redattore, consigliere scientifico e responsabile relazioni internazionali di Limes: “L’Europa ha evidentemente saltato alcuni degli ultimi passi della rivoluzione tecnologica, operando quasi unicamente una rivoluzione d’importazione. E, anche per ragioni di scarsa coesione interna, non riuscirà a diventare il terzo polo in questo conflitto. In ogni caso può e deve ritagliarsi uno spazio su cui concentrare le forze per anticipare gli altri”.

Martina Stefanoni (futura.news)

È disponibile la registrazione integrale dell'incontro.