La tecnologia deve servire l'uomo oppure l'uomo finirà asservitò alla tecnologia? Al Festival le scienze umane discutono sul futuro del genere umano

Sab, 9/11/2019 - 19:00

La tecnologia può essere veramente al servizio dell'umanità? Come si può declinare la tecnologia in termini filosofici, socio-economici e medici? Occorre unire competenze e punti di vista diversi per trovare una sintesi. “Tecnologie per l’uomo”, primo di tre incontri del Festival organizzati dall’Università degli Studi di Torino, cerca la risposta.

“Le tecnologie non sono al servizio dell’uomo - afferma Ugo Pagallo, docente di Filosofia del Diritto all’Università degli Studi di Torino – ma l’uomo è un essere tecnologico. Se così non fosse, non saremmo sopravvissuti alle sfide dell’ambiente: la tecnologia ci aiuta, ma sta a noi creare nuovi modi per utilizzarla, reimmaginando il nostro mondo e le nostre città”.

È d'accordo con questo apporccio anche Francesco Ramella, professore di Sociologia Economica all’Università degli Studi di Torino, Presidente del programma di Scienze politiche e sociali. Ramella parla della visione troppo spesso negativa che si ha del processo tecnologico, sul cui sviluppo spesso si crea un clima di terrore. Eppure in realtà i legami tra le persone non vengono spezzati dall'intervento degli strumenti tecnologici, ma semplicemente ridimensionati. Basti pensare alla sharing economy o alla crowd innovation. “È necessario investire sul capitale umano – sostiene Ramella - o si perde la scia di sviluppo degli altri Paesi: l’Italia non ha investito nel futuro”.

Tecnologia al servizio dell’uomo significa anche approccio medico innovativo. Radiologia, programmi di screening, risonanza magnetica, macchine ibride, strumenti chirurgici: nel tempo l’apporto della tecnologia in campo medico è stato enorme. Il Professor Umberto Ricardi, docente di Radioterapia dell’Università degli Studi di Torino e Direttore della Radioterapia Universitaria dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Battista di Torino, porta la sua lunga esperienza di oncologo. “L’impatto della tecnologia sarà sempre più incisivo - dice Ricardi - ma in un contesto in cui non si potrà sostituire il giudizio dell’essere umano, che continua a meritare una formazione specifica nel mondo dell’educazione medica”.

Chiara Manetti (futura.news)