Stefano Da Empoli presenta al Festival il suo ultimo libro, con una conversazione sul momento decisivo per il futuro del nostro Paese

Dom, 10/11/2019 - 14:14

Molto spesso la pubblicistica fa luce sui rischi piuttosto che sulle opportunità che la AI presenta. Nel mio libro ho voluto fare l’inverso” - dice Stefano Da Empoli, economista e presidente di I-Com, l’Istituto per la Competitività, durante la presentazione del suo ultimo libro - “Di intelligenza artificiale si parlava già negli anni ’50, periodo in cui è stato coniato il termine. Oggi, finalmente, è diventata protagonista. E l’Italia non parte sconfitta. Anzi può sfruttare diversi fattori, investendo sulle competenze ad esempio, per servirsene. Nel mio libro prendo una strada positivo, sottolineando come oggi le piccole e medie imprese hanno un accesso alle tecnologie facile e agile”.

Nonostante l’Italia presenti un basso livello di digitalizzazione, le imprese italiane possono sfruttare diversi potenziali vantaggi competitivi offerti dall’intelligenza artificiale, a partire proprio dalle PMI. Qual è la sfida da affrontare? Permettere al sistema produttivo nel suo complesso di adottare soluzioni avanzate, a costi accessibili e con le competenze necessarie.

L’Europa ha accumulato un ritardo impressionante nell’investimento in queste tecnologie, ddal settore dei sensori a quello dei super computer, dai big data all’expertise di natura quantistica – spiega Stefano Firpo, direttore generale di Mediocredito Italiano, d’accordo con Da Empoli - Su questo tema si gioca la partita della sovranità dei Paesi, e quindi non solo dell’economia: qui sono in gioco anche l’indipendenza e la sovranità economica degli Stati. La vera gara che va giocata in Europa è quella di gestire queste tecnologie per aumentare la competitività europea nel mondo”.

Ma allora in cosa deve investire l’Europa per avvicinarsi al mondo dell’intelligenza artificiale? Per Emanuela Girardi, fondatrice di Pop Ai (Popular artifical intelligence), bisogna parlare ancora di più di etica dell’Ai. “Questo è importante per portare un esempio, a livello globale, di tecnologia affidabile. Per fidarci, come consumatori, delle decisioni prese dagli algoritmi dobbiamo fare in modo che i loro processi siano robusti e trasparenti – spiega Girardi - Le nostre tecnologie devono risultare cristalline. La ricerca punta in questa direzione. Iniziative interessanti, che mettono insieme le forze per creare dei gruppi di ricerca sull'etica delle macchine a livello europeo. Dobbiamo creare un circolo virtuoso che lanci una sorta di Silicon Valley europea, facendo nascere nuove start-up. L’auspicio è di fondare un istituto europeo per la ricerca e un altro per il trasferimento tecnologico”.

Il mercato digitale cresce ad una velocità sempre più forte. Lo ha sottolineato anche Marco Gay, Vice Presidente di Confindustria Digitale e Presidente di Anitec-Assinform: “L’Italia in questo è un laboratorio a cielo aperto. Bisogna iniziare a lavorare su sperimentazione sovranazionale. Il fondo nazionale innovazione fa capire che o entriamo in partita o perdiamo una occasione straordinaria”. 

Il comparto dell’innovazione tecnologica necessita anche di una narrazione adeguata. Come viene raccontata l'IA dai media? Anna Masera, Public Editor del quotidiano La Stampa e Direttrice delle testate del Master in giornalismo di Torino, sottolinea il ritardo del nostro Paese nel campo dell’innovazione, ma si sforza di trovare un lato positivo: “Dobbiamo guardare ai lati negativi e problematici dell’IA in Paesi più avanzati come Usa e Cina, per cercare di proporre un’alternativa. Prima di tutto serve intelligenza umana, per poi riuscire a svilupparne una artificiale seria e sostenibile. Il problema è che il sistema Italia deve assistere le aziende, affinché riescano a entrare nell’era dell’IA in modo intelligente e rispettando i nostri diritti. È un tema di cui si sa ancora troppo poco. L’Internet Governance Forum, per esempio, è ancora sconosciuto. La cosa bella del libro di Stefano Da Empoli è che spiega le cose che si possono ancora fare. Si concentra sulle PMI italiane, cioè sull’Italia sana, quella bella”.

Poi il ruolo il ruolo dei media e del giornalismo. Che contributo hanno dato e danno alla narrazione dell’innovazione tecnologica e dell’intelligenza artificiale nello specifico? Masera non ha dubbi: “I media hanno raccontato malissimo l’AI e il digitale in generale, passando dal catastrofismo, della violazione di dati e privacy, alla celebrazione. Ora siamo in una fase più equilibrata in cui possiamo essere costruttivi. Le smart cities devono adottare l’Ai utilizzando dei criteri di trasparenza e scelte democratiche. I giornalisti in questo hanno un ruolo importante: devono raccontare questa realtà meglio di come l’hanno fatto finora.”

Riccardo Liguori (futura.news)

È disponibile la registrazione integrale dell'incontro.