La tecnologia al servizio dell’archeologia per un progetto all’avanguardia nella ricerca di reperti dell’Antico Egitto

Dom, 10/11/2019 - 21:30

Giappone, Francia e Canada si stanno impegnando, insieme al governo egiziano, in un progetto per svelare i misteri di una tra le più antiche civiltà della Terra, gli Egizi. L’obiettivo di questa collaborazione internazionale è portare a termine analisi approfondite della Grande Piramide di Cheope, che per millenni è stata l’edifico più grande costruito dall’umanità.

L’esperimento scientifico si chiama Scanpyramids e si serve di una tra le più moderne tecniche di indagine non distruttiva: la "radiografia muonica". I muoni sono particelle elementari cosmiche, utili per osservare le variazioni di densità all’interno delle strutture degli edifici. Queste particelle vengono sfruttate, ad esempio, per prevedere le eruzioni vulcaniche.

Di Scanpyramids parlano, alla Cavallerizza Reale, il direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco e gli scienziati Mario Edoardo Bertaina e Francesco Porcelli. A seguire la proiezione di “Misteriose scoperte nella Grande Piramide”, un documentario di Florence Tran prodotto nel 2017.

I muoni non fanno male – puntualizza Porcelli, docente di Fisica della materia al Politecnico di Torino, già Addetto scientifico all'Ambasciata d'Italia in Egitto – Basti pensare che ogni ora un milione di loro attraversa il nostro corpo”.

“Muoni, rivelatori a gas, emulsioni fotografiche nucleari e rivelatori di particelle con precisione micrometrica - ha commentato Bertaina, docente di Fisica sperimentale all’Università degli Studi di Torino - Sono i punti focali di questo innovativo esperimento scientifico”.

La pellicola, concessa dalla Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto, racconta il modo in cui è stata condotta la ricerca, esempio importante dell’applicazione di nuove tecnologie all’archeologia. Utilizzando i raggi cosmici, l’equipe internazionale ha eseguito una vera e propria radiografia dell’edificio. Il risultato? È stata rilevata la presenza di un vano di notevoli dimensioni all’interno della piramide, la cui origine e funzione sono tuttora sconosciute.

Questo documentario – spiega Porcelli -  parla di una potenziale scoperta: uno spazio vuoto all’interno della piramide. Noi a Torino siamo molto interessati a questo progetto, perché stiamo sviluppando notevoli competenze di applicazione della tecnologia all’archeologia. Per esempio, grazie alle nostre strumentazioni all’avanguardia, abbiamo potuto rispondere alla domanda ‘Ci sono camere nascoste dietro la camera funeraria di Tutankhamon?’ E la risposta è no.

Uno degli intenti del Festival è dare uno sguardo al futuro. “Quindi è nostro compito immaginarlo – suggerisce Porcelli - Tante cose che oggi diamo per scontate, vent’anni fa sarebbero state fantascienza. Ma dobbiamo ancora crescere. Da qui alla fine del secolo è possibile che queste tecnologie abbiano un impatto talmente forte sull’archeologia, da modificarla completamente”.

 

Riccardo Liguori (futura.news)