La direttrice scientifica della Fondazione Don Gnocchi invita il pubblico a riflettere sulle potenzialità della robotica in campo medico

Sab, 9/11/2019 - 09:43

“L’innovazione va sostenuta e incoraggiata: può fornire risposte a domande che sono ancora aperte”. Con queste parole Maria Chiara Carrozza, ordinario dell’Istituto Biorobotico della Scuola Sant’Anna di Pisa, ha aperto l'incontro intitolato “Il futuro della robotica sociale”.

L’ex ministro dell’Istruzione, attualmente direttrice scientifica della Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus - un istituto che si occupa di assistenza medica per le persone più anziane - invita a riflettere sulle potenzialità della robotica in campo medico.

“La robotica biomedica può essere portata negli ospedali grazie alla sperimentazione clinica e ha implicazioni importanti per la società di oggi”, spiega Carrozza. Oggi, sono molti i paesi che vedono un forte invecchiamento della popolazione. “La crescita della speranza di vita porta alla necessità di un maggiore aiuto verso ampie fasce di cittadini: questo è l’obiettivo della robotica sociale”, sostiene Carrozza.

In molti Paesi - come Corea del Sud, Giappone, ma anche l'Italia - la sperimentazione delle tecnologie robotiche sta facendo grossi passi in avanti. “Sono nazioni dove c’è un relativo benessere e una forte industria automobilistica. Le grosse aziende sono importanti per favorire la crescita della robotica: è un campo che richiede molte competenze tecniche”.

La professoressa Carrozza cita il caso Samsung. Per molti la multinazionale sudcoreana è nota come azienda leader nella produzione di smartphone e computer. In realtà ci troviamo di fronte a una potenza anche in campo biomedico. “Samsung ha la possibilità di sperimentare e costruire esoscheletri perchè possiede cliniche e ospedali privati - spiega Carrozza - Inoltre ha un grosso know-how in materia di componenti tecnologiche, fondamentali per la costruzione dei robot”. In effetti lo sviluppo della robotica sociale passa anche da brevetti e competenze provenienti da altri settori.

Uno sviluppo che può migliorare la vita della persone e funzionare come sistema di welfare, ma si deve porre anche obiettivi di sviluppo sostenibile. “Non ci potrà essere un grande sviluppo di queste innovazioni se non sarà compatibile con un’attenta valutazione dell’impatto ambientale. Solo così potremo fornire un concreto aiuto alle persone più anziane e afflitte da malattie degenerative”, conclude Carrozza.

 

Riccardo Pieroni (futura.news)